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Il miglior Martini

 

 

 

 

Le nostre selezioni dei migliori Martini

 

Nel nostro articolo abbiamo evidenziato i migliori Martini del 2024, per permettervi di scegliere la bottiglia più adatta alle vostre esigenze, come per esempio la realizzazione di gustosi cocktail da condividere con amici e parenti.

 

1. Aperitivo Martini Rosato

 

Non è il Martini più economico tra quelli venduti online, tuttavia il Rosato della compagnia è stato costruito dagli artigiani del brand proprio in seguito alle numerose richieste della clientela, miscelando sapientemente vini rossi e bianchi. Al naso è possibile avvertire note persistenti di cannella, chiodi di garofano e noce moscata, profumi in grado di conquistare immediatamente e che persistono anche qualora decidiate di sfruttarlo per la preparazione di cocktail. 

Quello consigliato è sicuramente il Martini & Tonic, che esalta la bevanda grazie alla frizzantezza dell’acqua tonica. La ricetta prevede: 7 cl di Martini Rosato, 7 cl di acqua tonica e una fetta di pompelmo rosa, da servire in un bicchiere balloon con ghiaccio in abbondanza. 

Al termine, prima di servire, potrete guarnire con la fetta di pompelmo, fissandola al bicchiere o immergendola nel liquido. Il tasso alcolico è contenuto, inferiore a 14,5 gradi, proprio per questo è preferito da chi ama la mixologia, per dare sfogo alla propria creatività accoppiandolo ad altri distillati o liquori.

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2. Martini Extra Dry

 

Parliamo in questo caso del miglior Martini in commercio, se non altro per i fan del brand, dal momento che l’etichetta Extra Dry fu lanciata nel 1900, divenendo subito un caposaldo con il Martini Cocktail, classico senza età che ha intrattenuto grandi del passato come Churchill e Hemingway. 

Se anche voi avete intenzione di prepararlo non dovrete far altro che procurarvi 1,5 cl di Martini Extra Dry e 5 cl di gin, mescolandoli insieme in un bicchiere da cocktail per una ventina di secondi circa con lo strainer. Dopodiché dovrete versarli in un bicchiere a coppa raffreddato e guarnire con un’oliva o una scorza di limone. Un mix semplice e veloce che, se preparato a dovere, può dire la sua in qualsiasi ambiente da quelli più raffinati a quelli rustici.

L’etichetta Extra Dry sottolinea un prodotto più secco, con una dolcezza controllata, immediatamente riconoscibile dal colore che, in comparazione con altre bottiglie di Martini, tende verso il verde.

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3. Martini Aperitivo Fiero 

 

Nuovo arrivato nella linea Martini, l’Aperitivo Fiero ha una gradazione alcolica pari a 14,4 ed è prodotto con ingredienti al 100% naturali, principalmente erbe aromatiche, come l’artemisia absinthium, e arance mature spagnole che seguendo la tradizione della Murcia sono sbucciate a mano e poi successivamente essiccate al sole. 

Per un aperitivo a prezzi bassi si rivela la scelta più indicata poiché è in grado di dare vita a mix intriganti, arricchiti dai toni fruttati della bevanda. La soluzione classica è il Fiero & Tonic, composto da Martini Fiero e acqua tonica in parti eguali, solitamente 7 cl per un bicchiere balloon, tanto ghiaccio e una fetta d’arancia da usare per guarnire.

L’alternativa è il Fiero Spritz: in un bicchiere con ghiaccio abbondante versare tre parti di prosecco, due parti di Fiero, una parte di soda e, anche in questo caso, completare l’opera con una fetta d’arancia.

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4. Martini Bitter Riserva Speciale 

 

Se non sapete ancora quale Martini comprare, la bottiglia di Bitter Gran Riserva potrebbe rappresentare una scelta di prestigio, ideale anche per fare un regalo agli appassionati dei cocktail. Il prodotto è realizzato prendendo in considerazione l’antica ricetta del 1872 e, secondo quanto riportato dai pareri dei consumatori, è l’opzione migliore per realizzare un Negroni o un Americano, avvalendosi di 30 ml di Martini, 30 ml di Martini Riserva Speciale Rubino, una spruzzata di soda, qualche cubetto di ghiaccio e una fetta di limone.

Esce a testa alta dalla lotta con il Campari, che ancora oggi è visto come il bitter di riferimento, rivelandosi un’alternativa degna di nota. Il prezzo, però, come ci si aspetterebbe da una bottiglia Gran Riserva, è più alto rispetto alla media. Se avete comunque intenzione di acquistarla, potete cliccare sul link sottostante e verrete direzionati alla pagina relativa per completare la transazione in tutta sicurezza.

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5. Martini Aperitivo Rosso 

 

Il primo Martini di Luigi Rossi, creato nel 1963 con vini selezionati e quaranta diverse erbe aromatiche che gli hanno conferito il suo colore rosso intenso. La ricetta originale è ancora oggi un segreto, sappiamo che all’interno sono presenti ingredienti come arance, agrumi e caramello, tuttavia il sapore è sempre quello di una volta, indicato per tutti gli amanti del vermouth dolce.

Il formato è quello da un litro, per questo il prezzo potrebbe sembrare un po’ più alto del normale, tuttavia è una bottiglia che non può mancare in casa poiché alla base di molti cocktail apprezzati in tutto il mondo, a partire dall’Americano, che prevede 4 cl di bitter e 4 cl di Martini Rosso e una spruzzata di soda o anche il Negroni, con una parte di gin, una di Rosso e una di bitter.

Per chi vuole apprezzarne il sapore da solo, può essere servito anche liscio con un po’ di ghiaccio, in ogni caso non resterete delusi dalla qualità della bevanda.

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6. Martini Cocktail Bitter 

 

Una delle offerte classiche che si differenzia dal Gran Riserva per una composizione un po’ più semplice e un costo inferiore, perfetto per gli utenti che hanno un budget limitato e necessitano di una bottiglia standard per la mixologia.

Secondo i pareri degli utenti non riesce a competere con il bitter per eccellenza, ovvero il Campari, e difficilmente gli appassionati decideranno di creare il proprio Negroni perfetto con questa bottiglia di Martini, tuttavia se siete inesperti e volete esercitarvi nella realizzazione dei vostri mix, allora potrebbe rivelarsi una scelta interessante, soprattutto per la differenza di prezzo con il concorrente diretto.

Si presenta con un colore rosso brillante e l’aroma tende verso l’agrumato, derivante da arance dolci mescolate a note speziate e floreali che arricchiscono il bouquet complessivo. La gradazione alcolica è pari a 25%, potrete usarlo quindi in combinazione con distillati dalla carica più intensa per equilibrare il risultato.

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7. Martini Aperitivo Bianco 1 l

 

Il più apprezzato e amato non può che essere l’Aperitivo Bianco, una bottiglia riconosciuta a livello internazionale. Il suo sapore leggermente vanigliato si sposa perfettamente con una vasta gamma di alcolici e può dire la sua anche se servito semplice, on the rocks con una scorza di limone per guarnire. Fu creato nel 1910 a Pessione e la sua delicatezza gli valse il titolo di Bianchissimo o Dama Bianca; è realizzato solo con vini bianchi d’eccellenza e arricchito da aromi floreali e di erbe.

Aggiungendo al bicchiere una spruzzata di acqua tonica si riesce a esaltare tutto il sapore di base del prodotto, attenzione però a non esagerare poiché trattandosi di un prodotto delicato potreste finire con l’affogare del tutto i sapori tenui.

Per scoprire dove acquistare la bottiglia di Bianco non vi resta altro da fare che cliccare sul link sottostante, verrete immediatamente riportati alla pagina del venditore dove completare la transazione in tutta sicurezza.

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8. Martini Spritz Rosato 

 

Tra i più venduti grazie al suo prezzo estremamente concorrenziale spicca il Martini Spritz Rosato. Diversamente alle altre bottiglie analizzate, troviamo un cocktail già pronto da servire, decorando semplicemente il bicchiere con un rametto di menta o una fetta di lime. Se non siete attrezzati per riprodurre mix in casa e preferite evitare l’imbarazzo di un cocktail mal riuscito, la bottiglia della compagnia è la soluzione che fa per voi. 

Per la realizzazione è stato utilizzato il Rosato del brand, che possiede delle intriganti note di cannella e chiodi di garofano, dando vita a uno Spritz alternativo che i vostri ospiti non potranno far altro che gradire, apprezzandone la diversa composizione rispetto al cocktail tradizionale.

Per la conservazione è consigliato posizionare in frigorifero la bottiglia, per avere la bevanda sempre disponibile all’uso, ricordando di aggiungere nei bicchiere anche un po’ di ghiaccio al momento del servizio: il prodotto dà il meglio di sé quando ghiacciato.

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Origine e uso

 

Storia

Il brand Martini nasce nel 1847, dall’unione di quattro commercianti piemontesi. Questo sodalizio fu molto proficuo e si espanse velocemente negli anni a seguire fino a quando nel 1879 mutò il nome in un oggigiorno più riconoscibile Martini & Rossi. Fu però solo agli inizi del secolo scorso che il brand scelse il nome Martini, divenendo simbolo dei prodotti Made in Italy. Alessandro Martini e Luigi Rossi ci videro lungo e grazie alla loro capacità imprenditoriale da un lato e di costruzione di bevande di qualità dall’altro crearono un sodalizio che dura ancora oggi grazie all’impegno delle nuove generazioni.

Oggigiorno la produzione vanta una gran quantità di bevande, dal classico vermouth dolce ai bitter più amari realizzati con ingredienti di elevata qualità, in grado di distinguersi dalla concorrenza. C’è una soluzione per ogni acquirente e, come potete facilmente vedere dalla nostra lista, i prodotti per la realizzazione di cocktail sono svariati e tutti con caratteristiche peculiari: è possibile trovare la classicissima Dama Bianca, ovvero il Martini Bianco dal leggero sapore vanigliato, passando per il Rosso che conserva la sua ricetta segreta da un secolo fino ad arrivare alle Riserve Speciali che garantiscono una qualità premium per chi vuole solo il meglio.

Mix

Per capire come scegliere un buon Martini per la mixologia bisogna innanzitutto prendere in considerazione le miscele che i bartender più famosi hanno realizzato, vi assicurerete in questo modo di avere delle ottime basi di partenza su cui costruire cocktail alternativi che non siano però troppo azzardati. Se consideriamo per esempio il Martini Bianco, non potete ignorare bevande come il Martini Royale, realizzato con parti eguali di Bianco e prosecco, aggiungendo alla fine uno spicchio di lime e qualche foglia di menta fresca, oppure il Martini e Tonic, con 7 cl di Bianco e 7 cl di acqua tonica e tanto ghiaccio.

Il Bianco è molto delicato e quindi nella preparazione dovrebbe sempre essere presente in quantità maggiori o comunque paritaria rispetto agli altri ingredienti, a differenza per esempio del Martini Extra Dry, con cui si realizza il Martini Cocktail. La ricetta originale, che si dice sia stata inventata a New York nel 1910, prevede il raffreddamento preventivo di un bicchiere da cocktail mentre separatamente si mescolano il vermouth e il gin. Dopo averli filtrati possono essere versati nel bicchiere ghiacciato e basta aggiungere un oliva per dare vita a un classico senza tempo.

Gli appassionati dei sapori più dolci, invece, possono prendere in considerazione il Martini Rosso, un vermouth dolce che può dar vita allo Sweet Martini: 5,5 cl di gin, 1,5 cl di Rosso e concludere con una ciliegia nel bicchiere.

 

Conservazione

Le bottiglie di vermouth, categoria in cui rientrano molti prodotti Martini, dovrebbero essere conservate proprio come i vini, ovvero in zone fresche e buie, per evitare che il calore o l’esposizione diretta ai raggi solari rovinino le note aromatiche della bevanda. Chi non ha una cantina può comunque optare per un mobile di casa a patto che non vi sia una temperatura eccessivamente elevata, molto popolari sono anche le cantinette elettriche, eleganti e adatte a conservare questa tipologia di alcolici.

Quando la bottiglia viene aperta, invece, dovrebbe essere tenuta in frigorifero dove le note si perderanno col tempo, ma molto più lentamente che se tenute in cantina. Con la giusta attenzione una bottiglia di vermouth aperta può durare anche un mese, non avrete dunque necessità di consumarla il più velocemente possibile.

 

Valore nutrizionale

Analizzando la scheda del Martini possiamo notare che un cocktail realizzato con la bevanda fornisce 160 kcal, con una percentuale elevata di carboidrati e una piccolissima parte di proteine. Limitarsi dunque a un paio di cocktail potrebbe essere la soluzione migliore, sia che seguiate un regime dietetico specifico sia che non lo facciate. È importante infatti evitare il consumo eccessivo di alcool dal momento che il fisico potrebbe risentirne.

Bere responsabilmente

La verità è che un Martini tira l’altro e, prima di potersene rendere conto, ci si ritrova già belli che ubriachi. Non c’è nulla di male nel fare un po’ di baldoria per festeggiare dei momenti speciali insieme alla propria famiglia o i propri amici, tuttavia bisogna assicurarsi di avere qualcuno che decida di restare sobrio e che possa mettersi al volante per riaccompagnarvi a casa.

 

 

 

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Bevande fermentate

La migliore birra IPA

 

 

Conclusione

 

 

Le nostre selezioni delle migliori birre IPA

 

Per capire come scegliere una buona birra IPA tra le offerte che potete trovare online è necessario innanzitutto capire la tipologia di bevanda che state per acquistare. A tal proposito potete leggere il paragrafo più in basso dove analizziamo la storia di questa birra, successivamente, avrete modo di selezionare un prodotto tra quelli da noi recensiti. Si tratta delle migliori birre IPA del 2024, tutte qui analizzate per facilitarvi la scelta.

 

1. Goose Island IPA 

 

Chi fosse alla ricerca di una discreta quantità di birre IPA per una piccola festicciola in casa o anche per averne sempre qualcuna di riserva, potrebbe prendere in considerazione l’offerta di Goose Island, interessante soprattutto per i suoi prezzi bassi.

Il pacco preso in considerazione contiene dodici bottiglie in vetro, ognuna da 355 ml e con una gradazione alcolica pari a 5,9%, non eccessivamente elevata ma con una profumazione intensa data dai luppoli americani. Questi sono coltivati sulle montagne dello stato Idaho e le conferiscono un sapore amarognolo, con delle note agrumate che accompagnano bene pietanze di carne o anche street food.

Il birrificio Goose Island è attivo a Chicago fin dal 1995, dopo che il fondatore John Hall in viaggio per l’Europa si rese conto della diversità e complessità delle birre del vecchio continente, decidendo quindi di ampliare il panorama americano con un prodotto di qualità che potesse competere anche oltreoceano.

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2. Brewdog Punk IPA 

 

Ci spostiamo nel Regno Unito con il brand Brewdog, di cui analizziamo la Punk IPA, prodotta dalla compagnia a partire dal 2007. Nel tempo l’offerta ha subito delle modifiche, soprattutto alla gradazione alcolica che da 6% è sceso lentamente negli anni per attestarsi sull’odierno 5,6%, ampliando così il proprio bacino di utenza.

Non è il prodotto più economico della nostra lista e un pacco da dodici bottiglie da 33 cl ha un costo mediamente maggiore se effettuiamo una comparazione diretta con la concorrenza, tuttavia si tratta di una birra complessa che vanta sapori esotici come frutti tropicali, ananas, litchi e persino delle note di caramello.

I luppoli utilizzati sono della tipologia ahtanum, amarillo, cascade, chinook, nelson sauvin e simcoe, per gli appassionati che vogliono conoscere ogni singolo dettaglio della propria bevanda preferita. Un buon bicchiere di Punk IPA può essere condiviso insieme ai propri amici sia durante cene raffinate sia con piatti più rustici.

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3. Ceres Mosaic IPA 

 

Ceres non ha bisogno di presentazioni, è infatti un famosissimo brand danese il cui nome è ispirato alla dea romana delle messi, che ha mosso i primi passi secoli addietro, precisamente nel 1856. A oggi l’offerta è variegata e tra le Strong Ale, Pilsner e Stout non poteva mancare anche una birra IPA come la Mosaic.

La confezione che potete acquistare cliccando sul link in basso è composta da ben ventiquattro lattine da 33 cl l’una, un pacco convenienza che potrebbe rivelarsi interessante per chi ha in mente di organizzare una festa o riunirsi con un bel po’ di amici, magari per una rimpatriata.

La Mosaic, pur essendo IPA e quindi leggermente più amara della media a causa del luppolo extra, si rivela molto delicata nel suo sapore dalle note fruttate, che ricordano il mango e agrumi, riuscendo quindi ad accompagnare perfettamente piatti a base di carne, salumi, cibo piccante e anche un po’ agrodolce.

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4. Faxe IPA 

 

Il birrificio Faxe, per quanto forse poco conosciuto in Italia, non è esattamente nuovo e la sua fondazione in territorio danese risale addirittura al secolo scorso, precisamente il 1901. La gradazione alcolica di questa IPA, pari a 5,7%, la rende amabile e di facile consumo sia in accompagnamento a piatti di carne, siano essi affumicati, alla brace o arrosto, sia con quelli più grassi come i fritti.

Per quanto riguarda il sapore è decisamente standard, con lievi aromi tropicali, e sebbene non sia la migliore birra IPA della nostra lista, riesce a convincere grazie a un ottimo rapporto qualità/prezzo.

I pareri degli utenti rivelano un alto grado di soddisfazione per il prodotto e, qualora abbiate molti ospiti a cena o volete passare una serata in compagnia, magari bevendo un po’ di birra tra una chiacchiera e l’altra, la confezione da ventiquattro lattine da 50 cl l’una è una scelta estremamente conveniente.

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5. I.C.B. Delìra IPA artigianale cruda

 

Tra i prodotti venduti online troviamo anche qualcosa di diverso rispetto alle classiche lattine o bottiglie, come per esempio il fuso di Italian Craft Brewery. Il contenitore è da 5 litri e non avrete bisogno di uno spillatore per versare la birra poiché nella parte inferiore presenta un rubinetto che potrete utilizzare facilmente.

Analizzando invece la bevanda vera e propria, parliamo di una IPA della linea Delìra, armoniosa e fresca con aromi leggermente fruttati e non troppo acidula, in grado di andare incontro anche alle esigenze dei consumatori che non amano i sapori troppo luppolati.

Prima dell’apertura il fusto deve essere conservato in frigo dove può restare senza modifiche al sapore originale per circa sei mesi mentre, in seguito all’apertura, va necessariamente consumato entro un paio di giorni. Si rivela anche un’ottima idea regalo grazie al design del fusto che, pur essendo in alluminio per motivi di igiene e conservazione, ha una decorazione che ricorda le vecchie botti di legno.

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6. Birra del Borgo IPA 

 

Secondo i pareri espressi dai consumatori, la India Pale Ale italiana di Birra del Borgo è una scelta adeguata per chi è alla ricerca di qualcosa dal basso grado alcolico, circa 4%, ma con abbondante aroma luppolato che nasconde profumi di agrumi e note fruttate. Il brand nasce nel 2005 a Borgorose, tra Lazio e Abruzzo, dalla passione per la realizzazione della birra fatta in casa, crescendo pian piano fino a divenire una realtà nazionale da non sottovalutare.

La bottiglia è molto intrigante e, come molti altri prodotti di natura premium è da 750 ml, da condividere dunque durante un pasto insieme ai propri ospiti o familiari, per accompagnare grigliate di carne o primi piatti consistenti, come per esempio le lasagne. La confezione contiene sei bottiglie, può dunque essere acquistata anche come idea regalo per un appassionato della bevanda o tenuta da parte come scorta per le occasioni speciali.

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7. Collesi IPA Artigianale

 

Altro brand dall’anima artigianale, tutto italiano, è Collesi, che realizza diverse tipologie di birra nel borgo medievale di Apecchio, tra Marche e Umbria. Il territorio è estremamente importante poiché riesce a imprimere un’impronta unica alla bevanda e ciò si trasmette anche in quella che abbiamo qui analizzato, la Bionda IPA. La bottiglia si presenta molto elegante, quasi come se fosse un vino pregiato, rivelandosi una buona compagnia a tavola per accompagnare qualsiasi tipo di piatto. Al palato ha un gusto intenso dato dal luppolo mentre sprigiona aromi che ricordano frutti tropicali e pompelmo.

La caratteristica più apprezzata dai consumatori è la sua natura non pastorizzata e a rifermentazione naturale in bottiglia; anche per questo ha un volume alcolico più elevato rispetto a quanto offerto dalla concorrenza, ovvero 8,5%. Per scoprire dove acquistare la confezione Collesi, da sei bottiglie, potete cliccare sul link che trovate in basso, accedendo così alla pagina del venditore.

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8. Musa IPA Pugliese

 

Prodotta con acqua proveniente dalla sorgente di Gravina di Puglia, la India Pale Ale del brand Musa è caratterizzata da aromi agrumati e di erbe, con un sapore che tende all’amarognolo per la maggiore presenza di luppolo. Per questo motivo riesce a soddisfare il palato quando si accompagna a formaggi stagionati, piatti speziati, pesce o selvaggina. Tutto ciò che ha un sapore intenso, dunque, ben si sposa con un calice di IPA Musa.

La bottiglia si presenta in modo molto elegante, come altre anche in questo caso parliamo di 750 ml, con etichetta minimale che non sfigura a tavola e potrebbe addirittura essere scambiata per una bottiglia di vino. La temperatura di servizio ideale è tra 4 e 10° C, bisogna però evitare sbalzi di temperatura eccessivi per mantenere tutte le caratteristiche organolettiche. I commenti degli utenti che hanno avuto modo di provarla, soprattutto quelli più esperti, parlano di una IPA perfettamente equilibrata e gradevole.

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9. Morena IPA 

 

L’IPA di Morena, brand nato nei primi degli anni ’80 e divenuto tutto italiano nel 1999, è stata considerata la migliore birra IPA per ben due anni di fila ai World Beer Awards di Londra, ricevendo anche numerosi premi aggiuntivi presso altre prestigiose competizioni in giro per il mondo. Una vera e propria eccellenza con gradazione alcolica pari a 6,8%. 

Presenta ben dodici luppolature, che le conferiscono un sapore amaro molto intenso ma al tempo stesso gradevole. Ha un colore ambrato e un’anima artigianale poiché cruda e non filtrata, ricca di sentori tropicali, fruttati e speziati.

Gli abbinamenti più adeguati, secondo la Nazionale Italiana Cuochi, vedono principalmente piatti di pesce come ostriche e acciughe, tuttavia riesce a fungere da perfetto accompagnamento anche con qualcosa di più classico come una pizza, hamburger o un bel piatto di spaghetti aglio e olio. Anche il prezzo è interessante, soprattutto se consideriamo la confezione da dodici bottiglie da 33 cl.

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10. Theresianer India Pale Ale 

 

Il prodotto Theresianer non è sicuramente quello tra i più venduti, soprattutto a causa del prezzo elevato che potrebbe allontanare i consumatori alla ricerca di bevande più a buon mercato, tuttavia non deve essere assolutamente sottovalutato poiché il birrificio triestino ha un’esperienza secolare nel campo, che si può far risalire al 1766.

I mastri birrai della compagnia hanno voluto, con la India Pale Ale, ricreare lo spirito fortemente luppolato che contraddistingueva le birre IPA inglesi del diciassettesimo secolo, ottenendo riconoscimenti importanti per due anni di fila presso la Berlin International Beer Competition. L’amarezza della bevanda ben si sposa con note agrumate e di fiori, creando un equilibrio piacevole che accompagna alla perfezione piatti di pesce come il rombo, formaggi molto stagionati o anche come semplice aperitivo.

La gradazione alcolica non è particolarmente alta, parliamo di 5,8%, inferiore rispetto a quella di altre offerte che abbiamo preso in considerazione, per questo motivo è apprezzata anche come birra da degustazione.

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Origine e uso

 

Storia

La birra ha una storia antichissima e se volessimo risalire indietro nel tempo fino alla sua creazione, probabilmente non riusciremmo a indicare un punto preciso dell’evoluzione umana in cui per la prima volta è stata ottenuta la bevanda tramite fermentazione. Sappiamo però che già gli assiri e i sumeri ne facevano uso e nella loro società era presente la figura del mastro birraio.

Oggigiorno la quantità di birre che potete acquistare è decisamente enorme, ce n’è per tutti i gusti e questo grazie all’enorme popolarità della bevanda alcolica che, con il suo sapore leggermente amarognolo e note aromatiche intense si rivela ideale per accompagnare pasti o anche semplicemente per fare due chiacchiere tra amici.

Nel nostro articolo, però, vogliamo cercare di approfondire la storia di una birra in particolare, ovvero quella che oggi è definita con l’acronimo IPA, che sta per India Pale Ale. A dispetto di quanto si potrebbe pensare, non è una birra indiana ma è stata definita così per la prima volta dal quotidiano Liverpool Mercury nell’edizione del 30 gennaio 1835. Il termine serviva dunque a catalogare le birre che dovevano essere esportate in India, quando questa era ancora sotto il dominio britannico.

La necessità di creare una birra apposita per l’esportazione nasceva dall’esigenza di conservare in modo adeguato la bevanda durante i lunghi viaggi in mare. La classica birra infatti, quella consumata in madrepatria, deperiva troppo facilmente e la soluzione che gli inglesi trovarono fu di aggiungere maggiori quantità di luppolo, per la sua natura antiossidante. Ciò aumenta sensibilmente anche il volume alcolico, che oscilla dunque per questi prodotti, ancora oggi, tra 5 e 8%. Se volete assaggiarla ma siete indecisi su quale birra IPA comprare, vi invitiamo a dare un’occhiata alle nostre proposte, che potete trovare nel paragrafo precedente.

Mix

La birra IPA, come avete potuto constatare anche leggendo la storia del prodotto, ha una gradazione alcolica superiore rispetto ad altre, per la maggior presenza di luppolo e una fermentazione più lunga, tuttavia ciò non vuol dire che sia inadatta per la creazione di cocktail. I bartender più innovativi hanno deciso di utilizzarla soprattutto per mix estivi, che esaltino le intrinseche noti agrumate e fruttate della India Pale Ale, vediamone dunque alcuni insieme.

Anything Else è un cocktail servito in un bicchiere old fashioned, dove sono stati precedentemente aggiunti cubetti di ghiaccio. Per gli ingredienti avrete bisogno di: rum bianco, bitter, succo di limone, sciroppo di miele e naturalmente la vostra birra IPA preferita. Shakerate tutto insieme e filtrate con un colino nel bicchiere, guarnendo con una scorza o fetta di pompelmo.

Fresco e vibrante è anche il Paloma, che potrete realizzare unendo tequila, succo di pompelmo e limone, entrambi freschi e appena spremuti, un po’ di sciroppo di glucosio e birra IPA per riempire il bicchiere. Il risultato è esplosivo e in grado di rinfrescare anche durante le giornate più calde grazie all’unione degli agrumi.

 

Conservazione

La birra IPA è stata creata per poter durare a lungo, almeno inizialmente. Oggigiorno rientra nella durata standard della maggior parte delle birre tuttavia per evitare che vada incontro a modifiche organolettiche potete osservare delle regole basilari come per esempio evitare l’esposizione diretta ai raggi solari e rispettare le temperature consigliate dai produttori. Generalmente queste oscillano tra gli 8 e i 12° C, quindi il luogo migliore è proprio la classica cantina. In alternativa potete conservarla in un mobile al riparo da sbalzi di temperatura.

 

Valore nutrizionale

Le India Pale Ale hanno un apporto calorico generalmente maggiore rispetto alle birre più classiche, per 100 ml si parla di solito di circa 50 kcal, mentre una Heineken bionda, per fare un paragone diretto, ne contiene 35. Tenendo presente questi valori è importante quindi ricordare che è meglio non esagerare con il consumo di IPA, evitando magari di berne una quantità eccessiva, non solo se si sta seguendo un regime dietetico specifico.

Bere responsabilmente

Ricordiamo infine che per il consumo di alcolici nel nostro paese è necessario aver compiuto i 18 anni di età e, anche se siete maggiorenni, è molto importante bere con consapevolezza, evitando eccessi che potrebbero mettere in pericolo la vostra vita e quella di chi vi sta attorno. Se avete alzato un po’ troppo il gomito vi invitiamo a chiedere ad amici sobri di riaccompagnarvi a casa e in nessuno caso dovreste mettervi al volante se in stato di ebbrezza.

 

 

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Bombay Sapphire London – Recensione

 

Principale vantaggio

La possibilità di utilizzare questo gin sia per il consumo diretto sia per la mixologia, è un fattore che ha convinto la maggior parte degli utenti. Se volete assaggiare per la prima volta la bevanda o state cercando qualcosa che possa dare un tocco in più ai vostri cocktail, Bombay Sapphire London è una delle scelte migliori.

 

Principale svantaggio

Alcuni utenti hanno lamentato l’assenza nella confezione di un dosatore per realizzare i propri mix, una mancanza che per alcuni potrebbe essere imperdonabile ma che, tutto sommato, non sentiamo l’esigenza di criticare.

 

Verdetto 9.6/10

La bottiglia è estremamente elegante e si rivela perfetta anche per un’idea regalo. La grande attenzione che il brand pone nella scelta degli ingredienti è una caratteristica molto importante poiché evidenzia l’anima multiculturale del gin, migliorato grazie alla collaborazione tra piante provenienti da tutto il mondo.

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DESCRIZIONE CARATTERISTICHE PRINCIPALI

 

Distillazione

La distilleria Bombay Sapphire, situata in Inghilterra, si distingue nella produzione di gin (i migliori modelli) grazie alla presenza di ben dieci differenti erbe aromatiche, tutte personalmente scelte dal maestro di botaniche Ivano Tonutti che viaggiando in tutto il mondo ha stretto rapporti personali con i produttori, dando così un tocco estremamente intimo al gin realizzato.

Durante la distillazione, le piante sono sospese sopra l’alcool in appositi recipienti di rame perforati, per facilitare il rilascio delle loro note aromatiche che andranno a costituire parte essenziale del prodotto finale, questo sistema è chiamato infusione a vapore.

Nonostante questi dettagli che farebbero pensare a un prodotto premium, resta comunque uno tra i gin più accessibili sul mercato, perfetto quindi anche per chi vuole avvicinarsi a questa bevanda per la prima volta e sta cercando qualcosa dal prezzo contenuto.

Ingredienti

Abbiamo parlato di una gran quantità di botaniche, ma vediamo in dettaglio le piante che costituiscono il gin segnalandone la provenienza e iniziando proprio dalla liquirizia che giunge nella distilleria dalla lontana Cina, così come la cassia, o cannella cinese. Per i semi di coriandolo invece ci si sposta in Africa, precisamente in Marocco, scelti per conferire al distillato un aroma inconfondibile. 

A seguire troviamo la radice di angelica, raccolta ogni due anni e proveniente dalla Sassonia in Germania, che fornisce al gin il suo equilibrio e note terrose. Le famose bacche di ginepro, invece, da cui il gin prende il suo nome, sono tutte italiane, coltivate tra le colline toscane e proprio dalla stessa zona provengono anche le radici di iris, che impiegano ben tre anni per essere pronte da utilizzare nella produzione del Bombay Sapphire. 

I limoni e le mandorle sono invece spagnoli mentre il tocco speziato che è possibile avvertire nella bevanda è riconducibile ai grani del paradiso, pianta facente parte della famiglia dello zenzero e proveniente dalle regioni occidentali del continente africano. Come è possibile notare tutti gli ingredienti sono scelti con estrema cura e attenzione, per restituire ai consumatori solo il meglio, dando vita a un distillato con carattere e un pedigree eccellente.

 

Usi

Il gin Bombay Sapphire London può essere consumato da solo, liscio oppure on the rocks, tuttavia non sono da escludere eventuali mix, che potrete realizzare in casa per stupire i vostri amici. Grazie alla bottiglia dal sapore eccezionale non dovrete temere di ottenere risultati mediocri e potrete creare per esempio un Bombay Sapphire & Tonic, aggiungendo semplicemente il gin e un po’ di acqua tonica in un bicchiere balloon. 

Se invece volete puntare più in alto, con preparazioni complesse, potreste dilettarvi nella creazione di un ottimo Gin Mule, variante del Moscow Mule che prevede 50 ml di gin, 15 ml di succo di lime, 100 ml di ginger beer precedentemente raffreddata, alcune foglie di menta e del lime per decorare. Non dimenticate infine il recipiente obbligatorio per il cocktail: la classica tazza in rame.

Molto semplice ma efficace è invece il Bombay Sapphire Negroni, vi basteranno 25 ml di gin, 25 ml di Martini Rosso Vermouth e 25 ml di Martini Bitter, da servire in un old fashioned con un po’ di ghiaccio e una fetta d’arancia.

Concludiamo la sezione dei nostri consigli con il Red Snapper, ovvero la risposta con gin al classico Bloody Mary, la lista degli ingredienti è un po’ più lunga e prevede 50 ml di gin, 100 ml di succo di pomodoro, un po’ di tabasco, un cucchiaino di rafano, un pizzico di salsa Worcestershire, sale quanto basta e un gambo di sedano per guarnire. Il tutto deve essere mescolato delicatamente, evitate dunque l’uso dello shaker.

 

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Botanist Islay Dry – Recensione

 

Principale vantaggio

Un gin selvaggio e naturale, proprio come l’isola scozzese di Islay dove vengono raccolte le ventidue botaniche di cui è costituito. Esprime al meglio tutta l’asprezza del luogo e tra le note è possibile individuarne di uniche, marchio di fabbrica di Botanist.

 

Principale svantaggio

Il prezzo è più elevato della media e non si tratta di un gin da consumare alla leggera. Il modo migliore è sfruttarlo in occasioni speciali, creando cocktail unici che possano esaltarne al meglio il sapore. Se siete alla ricerca di un prodotto a buon mercato o avete un budget limitato potrebbe non fare al caso vostro.

 

Verdetto 9.1/10

Grande soddisfazione per l’Islay Dry di Botanist: sia gli appassionati sia i neofiti che lo hanno assaggiato per la prima volta concordano nel sostenere che si tratta di un gin premium, da centellinare e bere in compagnia per celebrare momenti unici.

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DESCRIZIONE CARATTERISTICHE PRINCIPALI

 

Islay Gin

L’isola scozzese di Islay è ben nota in tutto il mondo per la produzione di whisky torbato, una delle qualità preferite degli appassionati. Tuttavia, sarebbe riduttivo considerarla esclusivamente l’isola del whisky dal momento che nelle distillerie locali vengono prodotti anche altri ottimi alcolici, come il Dry Gin di Botanist che abbiamo avuto occasione di recensire.

Il concetto chiave alla base di questo gin è che non c’è bisogno di viaggiare in tutto il mondo per procurarsi gli ingredienti necessari alla distillazione ma che questi sono nascosti proprio nel cortile di casa nostra, in particolare nella selvaggia zona di Islay da dove provengono le ventidue botaniche sfruttate nel processo di creazione.

La lista comprende menta piperita, camomilla, ginepro, salvia, timo selvatico, trifoglio bianco, menta acquatica, tanaceto, myrica gale e molte altre piante che, dopo essere state raccolte a mano, vengono aggiunte negli alambicchi in ordine specifico. Dopo 12 ore viene aumentata ulteriormente la pressione per far sì che i vapori salgano ulteriormente. Nello stadio finale il prodotto si condensa nel contenitore ultimo, pronto per essere imbottigliato.

Al palato il gin dell’isola è subito esplosivo, presentandosi con tutte le sue note ben percepibili, ma si struttura man mano che lo si assaggia, raggiungendo note che molti altri prodotti non riescono a sfiorare. Un distillato estremo che bisogna assaggiare almeno una volta nella vita se ci si ritiene intenditori della bevanda.

Cocktail

Sempre più bartender si sono avvicinati al gin proposto da Botanist in virtù delle botaniche selvagge che danno un tocco di originalità al prodotto, creando dei cocktail che potete replicare anche a casa per stupire i vostri ospiti. Tra questi abbiamo il Botanist Martini, molto semplice ma d’effetto, con 70 ml di gin e 15 ml di vermouth secco, basta mescolare e aggiungere una buccia di limone per un drink elegante e raffinato.

Il Pomegranate Martini è una variante sul tema, con 70 ml di gin e 15 ml di vermouth secco a cui aggiungere acini di melograno, decorando con un rametto di timo fresco, il cocktail assumerà un colore leggermente rosato piacevole alla vista e all’olfatto.

Il Martini 50/50 invece vede una eguale quantità di gin Botanist e vermouth secco, solitamente 40 ml di entrambi, per chi preferisce i sapori meno intensi e vuole qualcosa di più equilibrato e meno aromatico.

 

Idea regalo

Nel 2019 l’Islay Gin ha conquistato la medaglia d’argento al San Francisco World Spirits Competition, un evento conosciuto a livello internazionale dove vengono premiati solo i migliori alcolici. Riuscire a conquistare il podio non è impresa da nulla e pertanto, qualora decidiate di fare un regalo a un amico, il prodotto potrebbe rivelarsi un’ottima soluzione in virtù della sua eccellente reputazione, aprendo ad appassionati e anche neofiti un nuovo spunto di riflessione sul gin poiché decisamente differente da altre proposte sul mercato.

Il prezzo potrebbe essere un po’ impegnativo, attenzione dunque se siete alla ricerca di qualcosa a buon mercato poiché non è il caso del prodotto Botanist. Se andrete fino in fondo, però, vi assicuriamo che non ve ne pentirete e scoprirete un gin dalla personalità sfaccettata.

Per capire dove acquistare Islay Gin non vi resta altro da fare che cliccare sul link in basso, verrete così indirizzati sulla pagina del venditore dove potrete effettuare la transazione in tutta sicurezza, attendendo comodamente che il prodotto venga consegnato direttamente a casa vostra.

 

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Superalcolici

Brockmans – Recensione

 

Principale vantaggio

Il Brockmans è un gin che, pur rispettando la classica natura della bevanda, utilizzando dunque botaniche consolidate, riesce a garantire un twist inaspettato che fa virare il sapore su note di frutti di bosco. Un prodotto che ha colpito tutti gli acquirenti, divenendo di fatto uno dei più venduti sul mercato.

 

Principale svantaggio

Non tutti potrebbero apprezzare le note fruttate del gin, tuttavia se anche gli esperti si sono detti convinti potrebbe essere arrivato il momento di assaggiare la variante Brockmans prima di esprimere un parere in merito.

 

Verdetto 9.8/10

Con un prezzo appena sopra la media, il gin Brockmans riesce a inserirsi sul mercato in una posizione perfetta: non eccessivamente costoso ma con un grande carattere. Se avete intenzione di provare qualcosa fuori dal comune, liscio o per realizzare i vostri cocktail, allora l’acquisto è d’obbligo.

 

DESCRIZIONE CARATTERISTICHE PRINCIPALI

 

Gin d’eccellenza

Brockmans è un’azienda inglese indipendente nel settore dei distillati, fondata da Neil Everitt e Bob Fowkes. Relativamente recente, negli ultimi 60 anni il brand è riuscito a conquistarsi un nome e oggi il loro prodotto è considerato uno dei migliori gin tra quelli che potete trovare online.

L’obiettivo, come quello di molti altri distillatori che aspirano alla perfezione, è creare un gin morbido e sensuale, da desiderare liscio piuttosto che on the rocks. La ricetta prevede l’utilizzo di botaniche uniche, che per ore macerano nell’alcool per rilasciare tutti i loro aromi e oli naturali. Non mancano le note più classiche di agrumi e bacche selvatiche, a cui si aggiungono quelle del coriandolo bulgaro che impreziosisce il prodotto con delle punte che ricordano lo zenzero. 

Non possono mancare le tanto apprezzate bacche di ginepro toscane, utilizzate da molti produttori di gin internazionali e che rappresentano lo standard per la produzione di un distillato di alto profilo. Brockmans viene creato in alambicchi di rame antichi, con 100 anni alle spalle e che danno il tocco finale alla bevanda.

Mixologia

Se altri distillatori preferiscono consigliare sempre il consumo liscio della propria bevanda, Brockmans non si fa problemi a sostenere che, anche se l’ottimo sapore può essere gustato da solo, il gin della compagnia cambia completamente quando inserito all’interno di cocktail, incoraggiando bartender e amatori a creare il proprio drink perfetto.

Alcune delle proposte più popolari sono lo Spirit of the Night, consigliato per il periodo di Halloween, che prevede 50 ml di gin, 20 ml di Jake’s Blueberry Hill, 20 ml di succo di limone, 15 ml di sciroppo di glucosio e albume d’uovo. Gli ingredienti devono essere tutti inseriti in uno shaker con ghiaccio, versando poi il risultato in bicchiere highball.

Il Twilight, invece, è per le serate eleganti e va servito in un bicchiere a coppa usando: 40 ml di gin, 10 ml di liquore al maraschino, 10 ml di Yellow Chartreuse, 25 ml di succo di limone fresco e infine 15 ml di gum syrup. La decorazione perfetta è una buccia di limone attorcigliata.

Chi vuole andare sul sicuro può provare la variante del Negroni chiamata Dark Night, con 25 ml di gin, 25 ml di liquore al mirtillo, 20 ml di vermouth rosso e 20 ml di bitter, il tutto da servire in un bicchiere tumbler; oppure per i sofisticati un bel Brockmans Martini, con 60 ml di gin, una quantità appena accennata di vermouth e una fetta di limone per decorazione.

 

Aroma unico

Ciò che gli utenti hanno maggiormente apprezzato nel gin Brockmans è la presenza di aromi di frutti di bosco senza però trasformare la bevanda in qualcosa di completamente diverso. Questi infatti si amalgamano alla perfezione con il distillato, lasciando di stucco tanto i neofiti quanto gli esperti. Se non avete mai assaggiato il prodotto potrebbe dunque essere arrivato il momento di dargli una chance. 

Per scoprire dove acquistarlo non dovete far altro che cliccare sul link che trovate in basso. Il prezzo è un po’ più elevato rispetto alla media, tuttavia bisogna sottolineare che pur rivelandosi un prodotto premium resta comunque accessibile.

Se avete intenzione di sfruttare la bottiglia come idea regalo per un appassionato della bevanda, difficilmente troverete di meglio: si presenta infatti con una finitura total black molto elegante e che non necessita di alcuna confezione pregiata per esprimere tutto il suo carattere. Con un semplice fiocco attorno al collo della bottiglia farà la gioia degli intenditori e, magari, riuscirete a convincerli a versarne un bicchiere anche per voi.

 

 

 

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Superalcolici

Monkey 47 Schwarzwald – Recensione

 

Principale vantaggio

La quantità di botaniche, provenienti dalla Foresta Nera in Germania, sono il vanto del Monkey 47. Potrebbe non essere il gin più adatto a chi non ha mai assaggiato il distillato tuttavia la cura e l’attenzione profusa da Stein e Keller nella loro creatura sono notevoli e degne di nota.

 

Principale svantaggio

La confezione non è adeguata per sfruttare il Monkey 47 come idea regalo. Secondo quanto riferito dagli utenti arriva infatti in carta da imballaggio comune e pur selezionando l’opzione regalo, troverete in aggiunta una semplice e anonima scatola in cartone.

 

Verdetto 9.3/10

Un prodotto che si è aggiudicato diversi riconoscimenti nelle più importanti competizioni mondiali. Se volete qualcosa di diverso, in grado di distinguersi dai classici gin in vendita sul mercato, dovreste prendere in considerazione l’acquisto del Monkey 47, nonostante il prezzo sia decisamente più elevato rispetto alla media, segno comunque della sua creazione di tipo artigianale.

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DESCRIZIONE CARATTERISTICHE PRINCIPALI

 

Un brand nuovo

Tra i gin più venduti che abbiamo avuto modo di analizzare spicca il Monkey 47, non solo uno dei più costosi ma anche molto intrigante per la storia che si nasconde dietro il brand. Monkey è stato infatti creato dopo che Alexander Stein e Christoph Keller sono stati folgorati dall’idea di realizzare un liquore eccellente, studiando tutto ciò che c’era da sapere sulla distillazione e in particolare sul processo di realizzazione del gin.

Alexander Stein si è ispirato alla storia di Montgomery Collins, ufficiale inglese divenuto ristoratore nella zona della Foresta Nera in Germania, dopo averne udito la storia da un amico tedesco ha sentito il bisogno di creare un gin che riflettesse gli aromi della Foresta Nera e così, dopo varie peripezie, dal suo ufficio a Detroit si è ritrovato in patria, nella sua Baden-Wurttemberg, dove ha conosciuto Christoph Keller con cui ha iniziato il viaggio che ha portato alla nascita del Monkey 47. 

Il numero, come alcuni avranno già immaginato, deriva proprio dalla presenza di altrettanti ingredienti che conferiscono al gin il suo sapore unico, una miscela che racchiude secondo i produttori il DNA stesso della Foresta Nera.

Ingredienti locali

La lista completa degli ingredienti è tenuta segreta, come ci si aspetterebbe se consideriamo il lungo lavoro svolto dai produttori, tuttavia possiamo indicarne alcune molto comuni in distillati della stessa tipologia come angelica, coriandolo, ibisco e pepe. Alcuni di questi sono cresciuti in loco sotto l’attenta supervisione del duo. 

L’amalgama di ingredienti permette al gin di sprigionare un intenso aroma, molto complesso e con note che vanno dal dolce all’amaro. Gli amanti delle ricette classiche potrebbero trovarlo un po’ eccessivo nella sua composizione, ma ciò gli è valso diversi premi come la medaglia d’oro ai World Spirits Award nel 2011. 

C’è poco da scherzare dunque col Monkey 47 e dovrebbe essere assaggiato soprattutto dagli esperti del settore, che potrebbero trovare nel prodotto una valida alternativa alle bottiglie più classiche. L’unica nota negativa è rappresentata dalla bottiglia che, nonostante sia stata scelta per il suo look vintage, risulta un po’ troppo anonima.

 

Cocktail dolci

Si potrebbe quasi pensare che una tale complessità sia difficile da mescolare ad altri ingredienti, invece Monkey 47 stupisce anche in questo ambito poiché si presta bene per la mixologia, sia per realizzare cocktail molto standard come il Negroni o Gin & Tonic, sia per altre preparazioni come il Casino Cocktail, consigliato dagli stessi Stein e Keller. Per realizzarlo avrete bisogno di 4 cl di Monkey 47, 1 cl di liquore maraschino, 1 cl di succo di limone e un po’ di bitter da shakerare con il ghiaccio. Unendo tutti gli ingredienti in una coppa da cocktail potrete poi completare l’opera guarnendo con una ciliegia.

La dolcezza di alcuni ingredienti ben si presta per esaltare il gin, infatti tra i cocktail che potreste preparare troviamo anche il Charlie Chaplin, che prevede 2,5 cl di Monkey 47, 2,5 cl di brandy all’albicocca, 2,5 cl di succo di lime, 1,5 cl di acqua fredda. Per guarnire potete usare uno spicchio di albicocca.

Il Bee’s Knees si concentra invece sull’uso di 3 cl di miele molto liquido, 2,5 cl di succo di limone e 6 cl di Monkey 47, molto immediato nella sua preparazione e in grado di addolcire gli animi degli ospiti, non dimenticate di decorare con una fetta di limone per dare un tocco di freschezza.

 

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Superalcolici

Roku – Recensione

 

Principale vantaggio

Il Roku Gin ha una presenza notevole, non si tratta infatti di un prodotto classico ma riesce a colpire fin dalla forma della bottiglia, esagonale poiché rimanda ai sei ingredienti principali del distillato. L’attenzione ai dettagli tipicamente giapponese colpisce in questo prodotto dal prezzo contenuto, perfetto per tutti gli amanti del gin.

 

Principale svantaggio

Utilizzando ingredienti tipicamente giapponesi, come i fiori di ciliegio, lo yuzu e il tè verde, potrebbe rivelarsi un po’ azzardato per i fanatici della bevanda, che preferiscono botaniche che facciano riferimento alle classiche ricette.

 

Verdetto 9.2/10

Chi apprezza il gin in tutte le sue varianti, scoprirà nel prodotto Suntory qualcosa di effettivamente diverso e degno di essere assaggiato. Ottimo anche per chi vuole sfruttarlo nella realizzazione di cocktail, in grado di conferire una marcia in più alle preparazioni consolidate dalla tradizione.

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DESCRIZIONE CARATTERISTICHE PRINCIPALI

 

Alcolici dal Sol Levante

Chi pensa che il Giappone produca esclusivamente sake o altri bizzarri distillati provenienti dalla pianta di riso, non potrà far altro che ricredersi dando un’occhiata ad alcuni prodotti come il Roku Gin di Suntory. Il brand nipponico, particolarmente noto anche per il suo whisky premium, è un vero e proprio colosso che ha preso di mira l’occidente negli ultimi anni con le sue bevande alcoliche di qualità, e non poteva quindi mancare nella linea anche un gin. 

Non parliamo di una compagnia recente dal momento che Suntory fu fondata nel 1899 da Shinjiro Torii con l’obiettivo di permettere a tutto il mondo di assaggiare alcolici creati nella sua patria. Roku è stato il primo gin commercializzato dal brand, precisamente nel 1936, un prodotto che in oltre 80 anni è stato perfezionato e che oggigiorno ha raggiunto uno status che gli appassionati non posso ignorare ulteriormente.

Il termine “roku” indica il numero sei in giapponese ed è stato scelto come nome per il prodotto poiché costituito da altrettante botaniche principali, tutte cresciute nella terra del Sol Levante. Tuttavia, per essere precisi, il numero totale delle piante utilizzate è pari a quattordici.

Ingredienti giapponesi

Al fine di mantenere le caratteristiche di tutte le piante, queste vengono distillate separatamente, per esempio i fiori di ciliegio che presentano un delicato e fugace aroma sono trattati tramite distillazione sotto vuoto, mentre il pungente sapore dello yuzu, piccolo agrume che ricorda il limone, è preservato nella distillazione nei classici alambicchi in rame. 

Tra gli altri ingredienti troviamo poi il tè verde, sia della tipologia sencha sia il gyokuro, più raffinato e ricercato, per concludere con il pepe sanshō, termine che significa pepe di montagna e che a differenza di quello più conosciuto è meno speziato e conferisce al distillato un retrogusto di limone.

Non solo gli ingredienti ma anche la forma della bottiglia conferisce al prodotto la sua qualità superiore, ricorda infatti un esagono (richiamando ancora una volta ai sei ingredienti principali) e sul vetro troviamo serigrafie delle botaniche che impreziosiscono l’articolo. Qualora vogliate acquistare il Roku Gin per fare un regalo a un appassionato della bevanda, non sarete costretti ad aggiungere alcuna confezione extra poiché il prodotto si presenta con uno stile impeccabile e decisamente perfetto così com’è.

 

Mix

Come molti altri gin sul mercato, potrete utilizzare il Roku per realizzare i vostri cocktail, magari da condividere insieme ai vostri ospiti. Quello classico che ormai tutti conoscono è il Gin & Tonic, vi basterà tagliare qualche striscia di zenzero da inserire nel bicchiere insieme al ghiaccio. Successivamente versate l’acqua tonica e solo successivamente il gin a temperatura ambiente, mescolando leggermente per creare il giusto equilibrio tra gli ingredienti; il cocktail è ora pronto da servire.

Per il Negroni dovrete utilizzare bicchieri bassi, come i tumbler, in cui aggiungere poco ghiaccio e versare 30 ml di gin Roku, 30 ml di vermouth rosso e 30 ml di bitter, guarnendo il tutto con una fetta d’arancia. Si tratta di un mix classico, conosciuto e apprezzato da tutti, pertanto se non volete rischiare troppo potrebbe rivelarsi la scelta migliore.

Dalle note agrumate è invece il Gimlet, da servire in un bicchiere a coppa. Per la sua preparazione avrete bisogno di sciroppo di glucosio, succo di lime, Roku Gin e una fetta di lime per guarnire il tutto; l’equilibrio tra dolcezza e note aspre lo rende un aperitivo perfetto. Se darete una chance al miglior gin giapponese non vi pentirete dell’acquisto grazie anche a un prezzo abbordabile e pienamente nella media.

 

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Silent Pool – Recensione

 

Principale vantaggio

Silent Pool Gin si presenta in modo impeccabile, con una splendida bottiglia che tutti gli amanti della bevanda saranno entusiasti di avere nella propria collezione. La bellezza va di pari passo con il gusto, che si sprigiona grazie alle ventiquattro botaniche appositamente studiate per la produzione del distillato.

 

Principale svantaggio

Nonostante le sue caratteristiche, il Silent Pool è un prodotto che ha delle note classiche e gli appassionati di gin esotici potrebbero restare delusi dalla resa globale del distillato. Non convince i maniaci dell’innovazione a tutti i costi.

 

Verdetto 9.1/10

Un prodotto equilibrato, che rispetta la tradizione ed è realizzato con cura da artigiani che conoscono bene la bevanda. Se siete alla ricerca di un gin da consumare insieme ad amici, scambiando amabili chiacchiere, allora il Silent Pool fa proprio al caso vostro.

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DESCRIZIONE CARATTERISTICHE PRINCIPALI

 

Surrey Hills

Il brand Silent Pool si avvale della distilleria nella Albury Estate, tra le splendide colline del Surrey dove vengono realizzati i gin della casa. La bottiglia che abbiamo avuto modo di analizzare si presenta già visivamente come un prodotto pensato per stupire, con un colore che tende all’azzurro e piante in color rame che la incorniciano, donandole un aspetto che ricorda pezzi pregiati provenienti dall’art nouveau. 

Imprescindibile nella vetrina di un intenditore, la bottiglia non è solo bella a vedersi ma contiene anche un gin dal sapore secco e pulito, dove è chiaramente percepibile l’elemento principe: le bacche di ginepro. Tra le botaniche troviamo però ben ventiquattro piante, le primarie sono i semi di coriandolo, la liquirizia, la cassia, i grani del paradiso, il bergamotto e l’angelica proveniente dal Belgio, queste vengono prima macerate, immergendole nell’alcool per una giornata, e successivamente si passa alla distillazione. 

Separatamente vengono invece gestite le piante un po’ più delicate come la lavanda e le bucce di agrumi come il lime e l’arancia, che subiscono la steam infusion, un processo di infusione a vapore che permette a questi aromi di essere incorporati nel risultato finale.

Artigiani

Il prodotto è stato creato dopo mesi di ricerca da parte del team di distillatori che hanno studiato attentamente il mix di botaniche, identificando a livello molecolare il profilo di ogni ingrediente. Tutte le bottiglie sono realizzate in loco, partendo dal processo di selezione delle piante, perlopiù a chilometro zero, per arrivare allo stadio finale che prevede l’etichettamento. 

Prima del 2018 questo procedimento era effettuato completamente a mano, tuttavia da qualche anno la parte finale che prevede l’imbottigliamento è stata velocizzata grazie all’acquisto di un macchinario apposito, inserito nella linea di produzione con i fondi per lo sviluppo agrario, segno di riconoscimento da parte dell’Unione Europea di un’azienda di qualità.

Ciò non toglie comunque che il Silent Pool ha un’anima artigianale, realizzato con passione da un team dedicato che cerca di migliorare sempre più il prodotto, differenziando l’offerta con varianti interessanti come il Silent Pool aromatizzato al limone o perfino la possibilità di acquistare bottiglie con etichette personalizzate, per chi cerca un regalo intrigante e unico.

 

Mix

Ogni compagnia suggerisce alcuni cocktail da realizzare con i propri prodotti poiché la mixologia è ultimamente molto popolare non solo tra i bartender di professione ma anche i singoli acquirenti che vogliono riprodurre le proprie bevande preferite tra le mura casalinghe.

Vediamone dunque alcuni come il Chamomile Collins, che prevede l’uso di 25 ml di gin Silent Pool, 25 ml di succo di limone, 25 ml di sciroppo alla camomilla e per concludere soda a sufficienza per riempire il bicchiere in cui precedentemente erano stati posizionati cubetti di ghiaccio. Il cocktail va mescolato delicatamente e solo alla fine potrete guarnire con un rametto di lavanda, che darà un tocco di colore. 

Se siete appassionati dei film dello 007 britannico, Silent Pool vi offre la possibilità di realizzare una variante del drink bevuto da James Bond nel film Casino Royale: Silent Pool Gin Vesper. Versate in uno shaker 50 ml di gin, 25 ml di vodka, 25 ml di lillet blanc e ghiaccio a sufficienza, dopodiché potrete filtrare tutto in un bicchiere da cocktail, aggiungendo una scorza di limone da fissare al bordo.

Molto più ardito e adatto agli amanti dei cocktail dolci è invece Alexander: avrete bisogno di 45 ml di gin, 30 ml di crema di cacao bianca, 22 ml di panna e, alla fine, un po’ di noce moscata da grattugiare prima di servire.

 

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3 varianti della famosa Piña Colada

 

Ecco la nostra ricetta per una Pina Colada in grado di stupire tutti i vostri amici, nonché alcune delle variazioni più interessanti, che potete realizzare comodamente a casa.

 

La Pina Colada cocktail è un drink che nasce originariamente a Puerto Rico, dove è considerata la bevanda ufficiale dell’isola già dal 1978. Basti pensare che il 10 luglio è festa nazionale, dedicata appunto alla Pina Colada. L’invenzione di questo gustoso cocktail si deve a Don Ramon Portas Mingot che lo creò nel suo ristorante Barrachina nel 1963, tuttavia altre fonti riportano una data precedente, quella del 1954, a opera di Ricardo Garcia, spagnolo che lavorava al Caribe Hilton di Puerto Rico. Il cocktail, secondo queste fonti, non era però chiamato Pina Colada bensì Coco Loco, servito prima in noci di cocco e poi, a causa di uno sciopero dei raccoglitori, in ananas svuotati.

Non finiscono qui le ipotesi, però, poiché alcuni fanno risalire la bevanda addirittura all’epoca della pirateria, a opera del pirata portoricano Roberto Cofresì y Ramirez de Arellano, che già faceva preparare una bevanda rinfrescante fatta con cocco, ananas e rum, per risollevare gli animi della sua ciurma.

Come per molti altri mix oggigiorno famosi, le origini a volte sono confuse e non del tutto chiare, tuttavia ciò che è importante è il risultato finale, ovvero uno dei cocktail con il rum più apprezzati e che è entrato di diritto nella lista dell’IBA, ovvero la International Bartender Association. Qui in basso potete trovare la ricetta ufficiale che abbiamo appositamente selezionato per voi, potrete così realizzare questo gustoso cocktail estivo anche in casa, per allietare il palato dei vostri ospiti.

Pina Colada, ricetta

Per una perfetta Pina Colada gli ingredienti da utilizzare sono i seguenti:

♦ 3 cl di rum bianco

♦ 3 cl di crema di cocco

♦ 9 cl di succo di ananas

♦ 1,5 cl di succo di lime

♦ 1 fetta di ananas tagliata a spicchi

♦ ghiaccio tritato

Per evitare di avere cocktail un po’ diluito, sconsigliamo l’uso abbondante di ghiaccio, quindi la quantità giusta da tritare è di circa 50 grammi, a meno che non vogliate una bibita da portare con voi in un contenitore apposito (ecco come usare il thermos per i cocktail).

Il metodo di preparazione corretto è il seguente, innanzitutto dovete aggiungere il rum, la crema di cocco e il succo di ananas in un frullatore, versando anche il succo di lime che deve essere necessariamente fresco e appena spremuto. Aggiungete anche il ghiaccio tritato e frullate il tutto per una ventina di secondi circa, questo procedimento gli garantirà una consistenza leggera e cremosa. 

Ora potete trasferire nei bicchieri che preferite, noi consigliamo delle coppe che potrete poi guarnire con l’ananas a spicchi, tuttavia è possibile utilizzare qualsiasi tipo di contenitore, da quelli highball fino a noci di cocco o ananas svuotate, per un maggior effetto scenico. Per il rum è possibile utilizzare diverse tipologie, scegliendo tra quelli che preferite. Suggeriamo il cocktail con Malibu, poiché ritenuto uno dei migliori rum caraibici.

 

Varianti della Pina Colada

Se la ricetta che abbiamo appena descritto non fa al caso vostro e preferite qualcosa di leggermente differente o innovativo, non abbiate timore poiché qui in basso daremo un’occhiata a delle varianti interessanti che abbiamo appositamente raccolto per voi, iniziando dalla Pina Colada analcolica per tutti coloro che non apprezzano l’alcool ma non vogliono rinunciare a un drink dissetante da consumare durante l’afa estiva.

Pina Colada analcolica

Il cocktail con ananas senza alcool esiste e può essere realizzato in modo estremamente semplice seguendo la nostra pratica ricetta per due persone. Innanzitutto avrete bisogno di circa 300 grammi di ananas fresco, un bicchiere di latte di cocco, succo di limone in dosi non eccessive e un cucchiaino di zucchero di canna. Per rendere il mix più gustoso potete aggiungere anche altri frutti da utilizzare come guarnizione, per esempio un paio di fette di kiwi o una fetta di mela.

Dopo aver sciacquato l’ananas, dovete rimuovere le parti più dure lasciando solo la polpa da inserire nel frullatore. Aggiungete quindi un po’ di succo di limone appena spremuto, il bicchiere di latte di cocco e lo zucchero, frullando il tutto per una ventina di secondi. Non resta altro da fare che versare il tutto in un bicchiere e guarnire con frutta, scorze di limone o una fettina di ananas.

 

Raspberry Pina Colada

I cocktail con cocco sono tutti molto cremosi e gustosi, aprendosi a delle varianti interessanti come la Raspberry Pina Colada. Per questo drink avrete bisogno di una manciata di lamponi freschi, 30 ml di purea di lamponi, quattro fette di ananas, 50 ml di rum bianco, 75 ml di latte di cocco, 10 ml di succo di ananas e qualche cubetto di ghiaccio. La preparazione è estremamente semplice, vi basterà inserire tutto nel frullatore, tenendo però da parte i lamponi per guarnire, versando il tutto in un bicchiere della tipologia collins.

Tequila Pina Colada

Chi non ama particolarmente il rum e preferisce invece la tequila potrà seguire la seguente ricetta. Innanzitutto avrete bisogno di 50 ml di tequila di alto livello, cercando quindi di evitare marche poco blasonate che renderebbero il cocktail quasi imbevibile. I restanti ingredienti non si discostano molto dalla ricetta classica della Pina Colada, dovrete quindi utilizzare 110 ml di succo di ananas, 50 ml di crema di cocco e alcune fette di ananas per guarnire.

Versate quindi la tequila, la crema di cocco e il succo in un frullatore, avviandolo e tenendolo in funzione finché non avrete un liquido denso e cremoso. A questo punto aggiungete alcuni cubetti di ghiaccio in un bicchiere alto, come collins o highball, versando tutto il contenuto del frullatore all’interno. Concludete guarnendo con le fette di ananas tagliate sottili.

Queste sono solo alcune delle varianti che abbiamo deciso di selezionare per voi, tuttavia è possibile creare delle Pina Colada originali utilizzando anche altre tipologie di frutti, ricordate però di non snaturare troppo il cocktail e che i punti cardine dell’esperienza da spiaggia sono il cocco e l’ananas, che devono quindi persistere nel risultato finale.

 

 

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5 cose da sapere sul cocktail Angelo azzurro

 

Un nome evocativo quello attribuito a uno dei cocktail più famosi degli anni ’90. Troverete all’interno del nostro articolo non solo la ricetta ma anche un po’ di storia in merito al drink.

 

Chi ha frequentato negli anni ’80 e ’90 una qualsiasi discoteca italiana o bar un po’ più chic che servisse anche drink come aperitivo, avrà sicuramente bevuto o almeno sentito parlare del cocktail blu chiamato Angelo azzurro. Il suo nome deriva innanzitutto dalla colorazione, di un azzurro intenso, tuttavia secondo alcune fonti sembra il nome sia stato scelto anche per omaggiare l’omonimo film del 1930 in cui recitò la famosa attrice Marlene Dietrich. 

Per i meno affezionati alla cinematografia tedesca, invece, l’epiteto “angelo” fu semplicemente scelto perché, data l’elevata gradazione alcolica dell’Angelo azzurro, parliamo di 35 gradi, farebbe in un certo senso “volare”, tipica condizione di leggerezza che si avverte quando si consumano superalcolici. Per altri sarebbe una semplice varianti del Blue Lagoon, che condivide con l’Angelo azzurro però solo la colorazione, si tratta infatti di un cocktail degli anni ’60 dalle tonalità un po’ più dolci e dall’anima tropicale. 

Non è un drink di cui abusare

Prima di introdurre la ricetta e presentarvi alcune varianti per aiutarvi a replicare l’Angelo azzurro anche in casa, è d’obbligo sottolineare che, trattandosi di un mix di superalcolici, non dovrebbe essere bevuto alla leggera e, prima di consumarlo o servirlo, bisogna assicurarsi che tutti i propri ospiti e commensali abbiano l’età adeguata per berlo. Inoltre, se vi trovate fuori dalle mura casalinghe, dovrete esser certi di avere un guidatore designato, per evitare di ritrovarsi in situazioni che potrebbero mettere a rischio non solo la vostra incolumità ma anche quella delle persone che viaggiano con voi.

 

Come preparare l’Angelo azzurro

Gli ingredienti per realizzare il cocktail sono pochi e tutti di facile reperibilità, la maggior parte degli amanti della mixologia li avrà sicuramente in casa pronti per l’uso. Avrete dunque bisogno di 4 cl di gin, 2 cl di triple sec, un po’ di blue curacao per dare colore e infine 1 cl di succo di limone, decorando con una ciliegia al maraschino o anche una fetta d’arancia per dare un po’ di contrasto cromatico con l’intenso azzurro. 

Per il servizio è preferibile un bicchiere da cocktail, quelli dalla forma conica, tuttavia i primi passaggi prevedono innanzitutto l’uso del gin, versandolo in uno shaker con ghiaccio, aggiungete successivamente il triple sec, il blue curacao e il succo di limone. Agitate lo shaker per una ventina di secondi circa e versatelo nel bicchiere, pronto per essere servito. 

In alternativa, se non possedete bicchieri da cocktail, potrete utilizzare dei tumbler bassi, tuttavia l’effetto visivo sarà sicuramente meno entusiasmante. Per questa variante dovrete innanzitutto aggiungere i cubetti di ghiaccio nel bicchiere e mescolare separatamente gli ingredienti, per poi versarli tutti insieme e concludere la preparazione del cocktail.

Cosa dà la colorazione azzurra?

A dare il colore tipico al cocktail è il blue curacao, un liquore tipico dell’isola caraibica di Curacao, realizzato con arance amare, una tipologia chiamata laraha e che deve il suo peculiare sapore al territorio dell’isola, aspro e arido. 

Per la sua produzione le scorze d’arancia laraha sono essiccate e poi lasciate a macerare per giorni con acqua e alcool. Dopo che queste hanno rilasciato tutte le proprie note aromatiche, vengono sostituite con altre spezie, tuttavia questi ingredienti da soli non potrebbero dare il liquore azzurro che potete vedere nella bottiglia: per quello infatti si aggiunge un colorante alimentare, solitamente l’E133 Brilliant Blue.

 

Triple sec, cos’è?

Altro ingrediente importante per l’Angelo azzurro, anche se non vitale come quello proveniente dall’isola caraibica di cui abbiamo parlato nel precedente paragrafo. Il triple sec, nome francese che può essere tradotto come “triplo secco” e che indica una distillazione tripla, è un liquore simile al curacao, è infatti aromatizzato all’arancia ed è molto importante nella mixologia poiché viene utilizzato come base per molti cocktail o anche preparazioni dolciarie (ciò non toglie però che possa essere bevuto anche liscio oppure on the rocks).

Venne prodotto per la prima volta nel 1834, precisamente da Jean Baptiste Combier, lasciando a macerare scorze d’arancia nell’alcool e da allora la produzione è esplosa in tutto il mondo, con tante alternative e sapori diversi in base alle arance utilizzate.

Varianti

Sostituendo alcuni degli ingredienti della ricetta classica dell’Angelo azzurro si possono realizzare dei cocktail completamente differenti ma altrettanto gustosi, uno di questi è per esempio il 4 bianchi, che deve il suo nome all’uso di quattro alcolici privi di colorazione, ovvero gin, tequila, vodka e rum, una vera e propria bomba che ogni tanto viene addolcita con l’aggiunta di limone.

La ricetta è molto semplice e vede l’aggiunta di tequila, rum bianco, vodka e gin in parti eguali, ovvero 15 ml l’uno, successivamente potrete versare anche 30 ml di succo di limone e 15 ml di sciroppo di glucosio. Il tutto deve essere agitato insieme al ghiaccio nello shaker e servito in bicchieri da cocktail.

Il Diavolo Rosso, invece, si contrappone unicamente per la colorazione all’Angelo azzurro poiché vede gli stessi identici ingredienti ma, al posto del Blue Curacao viene introdotto un bitter come Campari o Aperol. Ciò ne riduce sensibilmente la carica alcolica ma gli conferisce una colorazione che vira sul rosso intenso.

Chi invece non ama eccessivamente il gin, può sostituirlo con la vodka, in questo caso però il cocktail assume un nome differente, ovvero la Valchiria Azzurra, oppure il rum bianco che lo tramuta nello Orishas Azul. Si tratta di varianti molto meno conosciute ma ugualmente gustose e che potrete preparare per stupire i vostri amici che magari ricordano solo il cocktail più classico.