Come si legge l’etichetta di un vino

Ultimo aggiornamento: 26.04.24

 

Oggi impareremo a leggere le etichette dei vini e scopriremo il significato di alcuni termini che compaiono sulle bottiglie, così da conoscere le caratteristiche e le proprietà della bevanda che si sta per acquistare.

 

Vi siete mai chiesti perché è importante saper leggere le etichette dei vini? Oltre a essere l’elemento più importante di una bottiglia, si può equiparare a una sorta di “carta d’identità” su cui sono riportate tutte le informazioni necessarie per l’identificazione del prodotto e dell’imbottigliatore.

Contrariamente a quanto si pensa, nel packaging di un vino nulla viene lasciato al caso, nemmeno in termini di colori e configurazione. Per esempio, le etichettature bianche e dorate si utilizzano generalmente per i moscati e gli spumanti, quelle blu per i bianchi e il nero per i vini molto invecchiati. Anche la dimensione dell’etichetta del vino varia a seconda dei casi e, sebbene i formati più utilizzati rimangano quelli rettangolari, esistono comunque altre forme la cui scelta è lasciata alla discrezione del viticoltore o dell’azienda imbottigliatrice.

E che dire del design? Dal momento che anche l’occhio vuole la sua parte, i produttori fanno a gara nel proporre grafiche sempre più appariscenti e ricercate per attirare l’attenzione dei clienti. Tuttavia, per quanto l’appeal estetico faccia comunque parte dell’etichettatura del vino, determinati requisiti sono obbligatori per legge allo scopo di tutelare i consumatori, che hanno tutto il diritto di conoscere le proprietà e le caratteristiche del prodotto che stanno per acquistare e consumare.

 

Le indicazioni obbligatorie dell’etichetta del vino

Premesso che le indicazioni obbligatorie da apporre sul retro etichetta del vino devono essere redatte in caratteri indelebili e facilmente distinguibili da disegni e scritte presenti sulla bottiglia, fanno parte dell’etichettatura: la denominazione, il grado alcolico, il nome dell’imbottigliatore, il Paese di produzione, la quantità contenuta, il lotto e l’eventuale presenza di allergeni.

1. Denominazione del vino

La denominazione non è altro che la classificazione usata per indicare le caratteristiche qualitative e organolettiche previste dalla legge per quella specifica categoria di vini prodotta in un determinato territorio. Le denominazioni previste in Italia si dividono principalmente in quattro categorie: DOC (Di Origine Controllata), DOCG (Di Origine Controllata e Garantita), IGT (Indicazione Geografica Tipica) e vino da tavola senza denominazione.

Il significato della sigla IGT sulle etichette dei vini si riferisce a tutti i prodotti ottenuti da uve provenienti per almeno l’85% dalla zona geografica indicata, nel rispetto dei requisiti previsti da un apposito disciplinare. A tal proposito, ricordiamo che più “alta” è la classificazione più rigidi e restrittivi saranno i requisiti da soddisfare. Inoltre, nel caso dei vini DOCG e DOC è obbligatorio indicare anche l’annata (ossia l’anno della vendemmia dell’uva), fatta eccezione per gli spumanti e i vini liquorosi.

 

2. Il grado alcolico

l titolo alcolometrico espresso come percentuale in volume è un’altra importante indicazione che va assolutamente riportata sull’etichetta dei vini e deve figurare sotto forma di percentuale seguita dalle diciture “volume” o “vol”.

3. Il nome dell’imbottigliatore

Un altro elemento che deve essere indicato obbligatoriamente sull’etichetta della bottiglia di vino è il nome o la ragione sociale dell’imbottigliatore, ossia l’azienda che si occupa della fase di imbottigliamento, etichettatura e tappatura del prodotto. In alcuni casi, il nome dell’imbottigliatore può essere sostituito da un codice ICQRF registrato nel SIAN (Sistema Informativo Agricolo Nazionale), seguito dalla sigla IT e dai riferimenti di altri eventuali soggetti che hanno partecipato al circuito produttivo.

 

4. Il Paese di produzione

Al fine di tutelare i Paesi produttori da frodi e contraffazioni, l’Unione Europea ha introdotto l’obbligo di indicare sulle etichette anche lo Stato di provenienza dei vini. Su quelli italiani deve, quindi, essere sempre presente la dicitura “Prodotto in Italia” o altre forme espressive previste dalla norma di riferimento, come “Prodotto italiano” o “Vino italiano”, ma non è ammesso l’uso della sola parola “Italia”.

 

5. Il volume nominale

Anche il quantitativo di vino contenuto in una bottiglia va necessariamente riportato sull’etichetta e può essere indicato in litri, centilitri o millilitri. Allo stesso modo è obbligatoria anche la presenza del simbolo di stima “e”, che certifica che la quantità presente nella bottiglia rispetta le disposizioni previste dalla direttiva europea in materia di preconfezionamento, con un margine di errore fissato entro un certo limite.

6. Il lotto

Il numero di lotto identifica un gruppo di bottiglie confezionate entro un certo periodo di tempo e con le stesse condizioni. Si tratta, in pratica, di un numero univoco prefissato dall’azienda imbottigliatrice e preceduto dalla lettera “L” che permette di identificare il prodotto immesso sul mercato e di risalire alla data di imbottigliamento dello spumante o del vino.

 

7. La presenza di allergeni

Infine, ma non per questo meno importante, per tutti i prodotti vitivinicoli con un tasso alcolico superiore a 1,2% vol è obbligatoria l’indicazione in etichetta del contenuto di solfiti (se superiore a 10 mg/l) e di altri eventuali allergeni come i derivati dell’uovo e del latte.

 

Etichetta vino e diciture facoltative

Oltre a queste sette indicazioni obbligatorie, l’etichetta dei vini può essere completata da ulteriori diciture facoltative allo scopo di fornire al consumatore informazioni più complete ed esaustive. Nel caso dei prodotti d’annata, per esempio, è possibile indicare anche il periodo di invecchiamento qualora risulti più lungo rispetto ad altri vini della stessa tipologia, oppure inserire la dicitura “bio” accompagnata dal logo UE ufficiale se tutte le materie prime impiegate per la produzione provengono da filiere biologiche controllate e certificate.

Etichette spumante: cosa cambia?

Diversa, invece, la regolamentazione prevista per le etichette degli spumanti, per i quali non è previsto l’obbligo di indicare per esteso la denominazione. Tuttavia, per quelli prodotti nel territorio dell’Unione Europea è ammessa l’aggiunta di una delle seguenti indicazioni:

♦ vino spumante (VS), quando il tasso alcolometrico supera l’8,5% e l’anidride carbonica derivata esclusivamente dalla fermentazione;

♦ vino spumante gassificato, ammessa solo per i vini da tavola ottenuti dall’aggiunta di anidride carbonica durante la rifermentazione e con sovrapressione pari o superiore ai 3 bar;

♦ vino spumante di qualità (VSQ), per quelli con un tasso alcolometrico superiore a 9% e sovrapressione al di sopra dei 3,5 bar;

♦ vino spumante aromatico di qualità (VSAQ), ossia ottenuto esclusivamente da uve provenienti da vitigni aromatici, come il brachetto e il moscato.

Inoltre, se lo spumante viene prodotto con il metodo della rifermentazione in bottiglia è possibile aggiungere in etichetta la dicitura “fermentato in bottiglia”, mentre per quelli IG e DO è ammessa anche l’indicazione “metodo classico” o “metodo tradizionale”.

Bene, ora che vi abbiamo dato tutte le indicazioni necessarie per poter leggere e interpretare le etichette dei vini, riuscirete sicuramente a orientarvi nell’acquisto con maggiore sicurezza e disinvoltura per rimpinguare il vostro portabottiglie con i vini che meglio si addicono alle vostre esigenze e ai vostri gusti.

 

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