Cos’è il vino millesimato? Significato e metodo di produzione

Ultimo aggiornamento: 16.04.24

 

Cosa significa il termine millesimato? Questo viene utilizzato da molte tipologie di vini ed è comune trovare la dicitura in etichetta. Vediamo insieme di cosa si tratta.

Avrete sicuramente sentito il termine millesimato in riferimento ai vini, ma cosa vuol dire di preciso? Nel nostro articolo abbiamo deciso di esplorare il tema, per aiutarvi a capire tutto ciò che c’è da sapere in merito.

 

Millesimato significato

Sulle etichette delle bottiglie, capita spesso di leggere vino millesimato, con questo termine si fa generalmente riferimento a vini prodotti con uve di una sola annata, per differenziarli da quelli realizzati tramite assemblaggio di annate, o cuvée, differenti. Il termine viene dal francese millésime, tradotto in italiano con “annata”.

Pur tenendo conto di questi dettagli, però, è necessario anche sapere che il disciplinare in merito prevede una percentuale minima di uve della stessa annata pari all’85%, questo vuol dire che anche un millesimato può talvolta includere una percentuale, per quanto piccola, di uve provenienti da una diversa annata. Il problema non si pone però con i produttori di alto livello, che sull’etichetta riportano tutte le informazioni necessarie affinché il consumatore tragga le proprie conclusioni e acquisti con consapevolezza.

Se parliamo di vini DOP, DOC o disciplinari molto più restrittivi, la situazione cambia e in alcuni casi l’unico modo per ottenere la dicitura in etichetta è sfruttare il 100% di uve provenienti da una sola annata.

Cuvée millesimato

Altro termine da conoscere è “cuvée”, parola francese che viene dal latino “cupa”, ossia botte. Uno spumante cuvée è ottenuto tramite l’assemblaggio di uve e annate diverse ma questo non è un elemento negativo poiché la sapiente miscela è in grado di dar vita a prodotti unici e inimitabili, che diventano quasi un marchio di fabbrica dei produttori.

I vini generalmente riportano sempre l’annata sull’etichetta mentre non accade lo stesso per gli spumanti, questo perché il metodo di produzione è differente e solo con la dicitura “millesimato” si possono individuare bottiglie che fanno riferimento a un’annata specifica. Di solito quindi, per creare bottiglie di brut millesimato, millesimato extra dry o altri spumanti, si scelgono annate speciali, per commemorare eventi importanti.

Per fare un esempio, i grandi produttori non hanno millesimato annate poco proficue come il 2001 o il 2010, mentre una molto popolare è stata quella del 2003.

 

Prosecco millesimato

Il prosecco è uno dei vini più conosciuti a livello internazionale e in Italia esiste una vera e propria cultura legata a questa bevanda. La qualità è sempre molto alta e si punta all’eccellenza, quindi quando si fa riferimento al prosecco, si tratta nella maggior parte dei casi di prodotti millesimati, ovvero realizzati al 100% con uve di una sola annata. Potrebbe dunque sembrare ridondante aggiungere anche il termine “millesimato” all’etichetta. In realtà, però, questo ha sviluppato un significato diverso per la tipologia di vino in questione, identificando un prosecco di qualità superiore, con una cura maggiore da parte del produttore in fase di realizzazione. Non lasciatevi però gabbare da chi cerca di proporvi un prosecco millesimato e leggete sempre con attenzione l’etichetta prima di effettuare un acquisto.

Metodo di produzione

Per la realizzazione di un millesimato si utilizza generalmente il metodo classico, con rifermentazione in bottiglia dei lieviti. Al vino vengono dunque aggiunti questi ultimi insieme allo zucchero e si va all’imbottigliamento, dove avverrà la rifermentazione. Paradossalmente, è più semplice produrre un millesimato che un assemblato poiché lo chef de cave, come viene chiamato lo specialista in questione, non deve utilizzare i “vins de réserve” per costruire il prodotto in modo che sia identico a tutte le altre bottiglie del brand. Secondo il disciplinare degli champagne millesimati, la vendita può iniziare dopo tre anni, a partire dal primo gennaio successivo alla data di vendemmia, non è raro però trovare millesimati che riposano in bottiglia per periodi che vanno da 5 a 10 anni prima di essere immessi sul mercato.

 

Dry, extra dry, brut cosa significano?

Oltre al “millesimato” sulle etichette potete trovare anche altre diciture che potrebbero confondere ulteriormente le idee a chi non ha un’ampia conoscenza in fatto di vini. Abbiamo quindi deciso di spiegare anche qualche altro termine fondamentale. Dry, extra dry e brut sono entrati in uso già a partire dal diciannovesimo secolo, dai produttori di champagne che volevano differenziare alcuni dei loro vini per renderli più appetibili al pubblico internazionale.

Dry significato

Con la scritta “dry”, in italiano traducibile con secco, si classificano i vini con una quantità di zucchero compreso tra 17 e 32 grammi per litro, tuttavia non è sempre stato così poiché durante il diciannovesimo secolo questa quantità era molto superiore e rientrava tra 22 e 65 grammi per litro. Oggi con dry, contrariamente a quanto si potrebbe pensare, si fa riferimento agli champagne dolci, quasi per ironia della sorte. Il motivo è legato ai gusti dei consumatori che sono divenuti sempre più raffinati e la quantità di zucchero è scesa di pari passo.

 

Extra dry significato

Gli champagne extra dry hanno una quantità di zucchero inferiore ai dry, con un residuo che oscilla tra 12 e 17 grammi per litro. I più “secchi” sono poi brut ed extra brut, i primi con residuo tra 6 e 12 g/l e i secondi con un residuo tra 0 e 6 g/l.

Speriamo che il nostro articolo vi abbia chiarito tutti i dubbi in merito alle tipologie di champagne che potete trovare in commercio, sia per quanto riguarda il loro residuo zuccherino sia per quanto concerne invece il termine “millesimato”, troppo spesso frutto di incomprensioni e fraintendimenti.

 

 

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