Un nome evocativo quello attribuito a uno dei cocktail più famosi degli anni ’90. Troverete all’interno del nostro articolo non solo la ricetta ma anche un po’ di storia in merito al drink.
Chi ha frequentato negli anni ’80 e ’90 una qualsiasi discoteca italiana o bar un po’ più chic che servisse anche drink come aperitivo, avrà sicuramente bevuto o almeno sentito parlare del cocktail blu chiamato Angelo azzurro. Il suo nome deriva innanzitutto dalla colorazione, di un azzurro intenso, tuttavia secondo alcune fonti sembra il nome sia stato scelto anche per omaggiare l’omonimo film del 1930 in cui recitò la famosa attrice Marlene Dietrich.
Per i meno affezionati alla cinematografia tedesca, invece, l’epiteto “angelo” fu semplicemente scelto perché, data l’elevata gradazione alcolica dell’Angelo azzurro, parliamo di 35 gradi, farebbe in un certo senso “volare”, tipica condizione di leggerezza che si avverte quando si consumano superalcolici. Per altri sarebbe una semplice varianti del Blue Lagoon, che condivide con l’Angelo azzurro però solo la colorazione, si tratta infatti di un cocktail degli anni ’60 dalle tonalità un po’ più dolci e dall’anima tropicale.
Non è un drink di cui abusare
Prima di introdurre la ricetta e presentarvi alcune varianti per aiutarvi a replicare l’Angelo azzurro anche in casa, è d’obbligo sottolineare che, trattandosi di un mix di superalcolici, non dovrebbe essere bevuto alla leggera e, prima di consumarlo o servirlo, bisogna assicurarsi che tutti i propri ospiti e commensali abbiano l’età adeguata per berlo. Inoltre, se vi trovate fuori dalle mura casalinghe, dovrete esser certi di avere un guidatore designato, per evitare di ritrovarsi in situazioni che potrebbero mettere a rischio non solo la vostra incolumità ma anche quella delle persone che viaggiano con voi.
Come preparare l’Angelo azzurro
Gli ingredienti per realizzare il cocktail sono pochi e tutti di facile reperibilità, la maggior parte degli amanti della mixologia li avrà sicuramente in casa pronti per l’uso. Avrete dunque bisogno di 4 cl di gin, 2 cl di triple sec, un po’ di blue curacao per dare colore e infine 1 cl di succo di limone, decorando con una ciliegia al maraschino o anche una fetta d’arancia per dare un po’ di contrasto cromatico con l’intenso azzurro.
Per il servizio è preferibile un bicchiere da cocktail, quelli dalla forma conica, tuttavia i primi passaggi prevedono innanzitutto l’uso del gin, versandolo in uno shaker con ghiaccio, aggiungete successivamente il triple sec, il blue curacao e il succo di limone. Agitate lo shaker per una ventina di secondi circa e versatelo nel bicchiere, pronto per essere servito.
In alternativa, se non possedete bicchieri da cocktail, potrete utilizzare dei tumbler bassi, tuttavia l’effetto visivo sarà sicuramente meno entusiasmante. Per questa variante dovrete innanzitutto aggiungere i cubetti di ghiaccio nel bicchiere e mescolare separatamente gli ingredienti, per poi versarli tutti insieme e concludere la preparazione del cocktail.
Cosa dà la colorazione azzurra?
A dare il colore tipico al cocktail è il blue curacao, un liquore tipico dell’isola caraibica di Curacao, realizzato con arance amare, una tipologia chiamata laraha e che deve il suo peculiare sapore al territorio dell’isola, aspro e arido.
Per la sua produzione le scorze d’arancia laraha sono essiccate e poi lasciate a macerare per giorni con acqua e alcool. Dopo che queste hanno rilasciato tutte le proprie note aromatiche, vengono sostituite con altre spezie, tuttavia questi ingredienti da soli non potrebbero dare il liquore azzurro che potete vedere nella bottiglia: per quello infatti si aggiunge un colorante alimentare, solitamente l’E133 Brilliant Blue.
Triple sec, cos’è?
Altro ingrediente importante per l’Angelo azzurro, anche se non vitale come quello proveniente dall’isola caraibica di cui abbiamo parlato nel precedente paragrafo. Il triple sec, nome francese che può essere tradotto come “triplo secco” e che indica una distillazione tripla, è un liquore simile al curacao, è infatti aromatizzato all’arancia ed è molto importante nella mixologia poiché viene utilizzato come base per molti cocktail o anche preparazioni dolciarie (ciò non toglie però che possa essere bevuto anche liscio oppure on the rocks).
Venne prodotto per la prima volta nel 1834, precisamente da Jean Baptiste Combier, lasciando a macerare scorze d’arancia nell’alcool e da allora la produzione è esplosa in tutto il mondo, con tante alternative e sapori diversi in base alle arance utilizzate.
Varianti
Sostituendo alcuni degli ingredienti della ricetta classica dell’Angelo azzurro si possono realizzare dei cocktail completamente differenti ma altrettanto gustosi, uno di questi è per esempio il 4 bianchi, che deve il suo nome all’uso di quattro alcolici privi di colorazione, ovvero gin, tequila, vodka e rum, una vera e propria bomba che ogni tanto viene addolcita con l’aggiunta di limone.
La ricetta è molto semplice e vede l’aggiunta di tequila, rum bianco, vodka e gin in parti eguali, ovvero 15 ml l’uno, successivamente potrete versare anche 30 ml di succo di limone e 15 ml di sciroppo di glucosio. Il tutto deve essere agitato insieme al ghiaccio nello shaker e servito in bicchieri da cocktail.
Il Diavolo Rosso, invece, si contrappone unicamente per la colorazione all’Angelo azzurro poiché vede gli stessi identici ingredienti ma, al posto del Blue Curacao viene introdotto un bitter come Campari o Aperol. Ciò ne riduce sensibilmente la carica alcolica ma gli conferisce una colorazione che vira sul rosso intenso.
Chi invece non ama eccessivamente il gin, può sostituirlo con la vodka, in questo caso però il cocktail assume un nome differente, ovvero la Valchiria Azzurra, oppure il rum bianco che lo tramuta nello Orishas Azul. Si tratta di varianti molto meno conosciute ma ugualmente gustose e che potrete preparare per stupire i vostri amici che magari ricordano solo il cocktail più classico.
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